Quanto è importante la copertina di un libro?

Nessun libro é mai uguale ad un altro, anche quando il testo é lo stesso. Tale unicità si “materializza” soprattutto nella copertina. La scelta del suo colore (in alcuni casi mantenuto per l’intera collezione o per determinate collane), dell’immagine, del font del titolo contribuisce a creare la brand identity di una casa editrice ovvero la sua immediata riconoscibilità. La confezione del libro non suggerisce solo un percorso di lettura, ma prefigura un lettore di riferimento. Pensate ai gialli, ai thriller, ai romance, già a partire dalle copertine è possibile distinguere il genere. 

Più complesso il caso dei classici, le loro pagine hanno già parlato innumerevoli volte. L’editore deve anche rispettare un’identità già definita e nota al pubblico, non può affidargliene una nuova. Si tratta di rimarcare un certo particolare, a discapito di un altro, per creare una storia già conosciuta ma che può avere nuova vita sotto forma di una nuova edizione. 

La copertina di un libro (cartaceo o digitale) diventa il primo strumento attraverso cui la casa editrice affida al pubblico la propria identità e quella del testo pubblicato. Negli acquisti online, venendo a mancare la componente tattile, è soprattutto l’aspetto visivo a orientare il lettore verso un prodotto piuttosto che un altro. L’avvento dei mezzi di comunicazione di massa, infatti, ha ridefinito il modo di concepire la comunicazione, fatta sempre più di immagini e meno di parole. 

Con l’avvento dell’e-book, ad esempio, si potrebbe pensare che l’aspetto materiale del libro abbia perso valore. In realtà, dato che il processo comunicativo è reso ancora più complicato dalla moltitudine (e dalle dimensioni) delle immagini, l’elemento che deve spiccare è proprio la copertina.

Entrando in una libreria (anche online) saprete immediatamente abbinare un libro alla sua casa editrice: il blu di Sellerio, il bianco di Einaudi, i pastello di Adelphi… Questo perché la copertina di un libro non è altro che un biglietto da visita progettato e ideato appositamente per un lettore-tipo, una “soglia” attraverso cui l’editore cerca di intraprendere un dialogo che si concluda con la lettura del libro.

Letteratura rosa: genere per non lettori?

Qualche settimana fa su instagram ci siamo confrontati su come viene percepita la letteratura rosa, spesso guardata con negatività dalla critica ma anche dai lettori stessi che considerano alcuni titoli “non letture”. Insieme ai gialli è il genere che avvicina alla lettura e traina quasi interamente il mercato editoriale con vendite sempre altissime. Ci siamo, quindi, chiesti quali siano gli elementi vincenti di un genere (bistrattato) che funziona da oltre SETTANTA anni.

Il romanzo rosa come lo conosciamo oggi è un fenomeno esploso negli anni Cinquanta negli Stati Uniti con la fondazione della Harlequin, una casa editrice specializzata nel genere. Fino a quel momento era il romance inglese a catturare l’attenzione del pubblico (principalmente femminile). Gli elementi narrativi sono gli stessi, al centro un amore più o meno impossibile che porta sempre a un happy ending. A cambiare radicalmente sono le protagoniste, non più donne-angelo idealizzate ma donne “emancipate” e anche spregiudicate! I volumi della collana sono pensati principalmente per le casalinghe in cerca di letture leggere e di puro intrattenimento.  

Negli anni Ottanta Mondadori intercetta un buco nella proposta editoriale italiana e decide di investire proprio nella letteratura rosa. Così dall’unione della Harlequin con Mondadory nasce Harmony, la collana italiana interamente dedicata al genere. Fino a quel momento le lettrici italiane in cerca di letteratura amorosa dovevano accontentarsi di quelle pubblicate dalle testate giornalistiche. 

Sicuramente la serialità gioca un ruolo chiave: le trame, i personaggi e i dialoghi seguono schemi fissi che contribuiscono a rendere i singoli volumi parte di una stessa collana. Fondamentale anche il loro aspetto: le copertine con la stessa impostazione grafica per essere immediatamente riconoscibili, il basso prezzo e la diffusione tramite le edicole e i supermercati per raggiungere un più ampio pubblico (anche chi tendenzialmente non frequenta librerie), la carta resistente per resistere nel tempo. Ogni più piccolo dettaglio è studiato nei minimi particolari per la costruzione della fidelizzazione del lettore, scopo di ogni casa editrice.

Trattandosi di letteratura di consumo è chiaro che l’intento non sia quello di acculturare ma di intrattenere. Ognuno, quando sceglie un libro, ha in mente un preciso scopo. Non scelgo un romance se cerco un’altissima qualità letteraria. La letteratura rosa, proprio come ogni altro genere, si rivolge a un pubblico specifico (che è sicuramente diverso da quello dei classici, ad esempio). Non per questo deve essere considerata inferiore. Quello che conta, come sempre, è la prospettiva.

Cosa ne pensate? Leggete romanzi rosa?

I libri in Italia (non) costano troppo?

L’editoria è uno dei settori in cui i luoghi comuni si sprecano: uno di questi è che i libri costino troppo. Il prezzo medio di copertina dei libri nel nostro Paese è di 16-20 Euro, per un prodotto di sola carta! Tutta colpa dell’avido editore che non abbassa i prezzi? 

Spoiler: La risposta non è quella che vi aspettereste!

Come per ogni impresa devono essere messi in conto i costi di gestione che includono dipendenti, affitto della sede, bollette… Secondo una stima generale questi incidono per circa il 10%

La distinzione tra costi fissi e variabili poi, gioca un ruolo fondamentale nel settore librario! Se è vero che stampare costa sempre meno è anche vero che c’è una grande differenza tra un colosso e un piccolo editore. Questo perché, logicamente, più copie vengono stampate e più basso sarà il prezzo per ogni singola copia. Nei costi di stampa se ne va il 30% (più o meno) del prezzo di copertina. 

Fino a qui sembra che l’editore si accolli i rischi di gran parte degli imprenditori ma la vera nota dolente riguarda la distribuzione, ovvero quella fase in cui il libro raggiunge gli scaffali e quindi i potenziali lettori. Sembra incredibile ma il 50% si “perde” proprio in questo fondamentale passaggio. 

Arrivati a questo punto del circuito, considerando un libro da 19 Euro se ne sono “andati” 15 Euro. Ma manca ancora un tassello, l’autore!

L’incidenza delle royalty di un autore è uno degli elementi che varia di più nei conti. Un esordiente infatti si “accontenta” del 5-7% sul prezzo di copertina mentre i diritti per un big (oltre all’eventuale anticipo) si possono avvicinare anche al 15%. 

Se si tratta di un testo straniero bisogna mettere in conto anche la traduzione. Ecco che un altro 10% viene tolto all’editore. 

Tolte tutte le spese, il guadagno dell’editore si assesta, quindi, intorno al 4-5% del prezzo di copertina (si arriva al 7-8% per i best-seller). Questo vuol dire che su un libro che costa 19 Euro all’editore vanno 0,76 centesimi!

Sono sicura che la prossima volta che comprerete un libro guarderete il suo prezzo con altri occhi!

Dal libro alla tv: Forrest Gump

Qualche settimana fa su Instagram vi avevamo chiesto se vi foste mai imbattuti in film o serie tv che superassero l’originale. Quel post ci ha dato modo di riflettere su alcuni capolavori cinematografici tratti da libri (forse) meno conosciuti. 

Primo tra tutti Forrest Gump. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Winston Groom, è un capolavoro del 1994 e probabilmente in tanti sono arrivati al libro solo dopo aver visto il film e non il contrario. Film e libro, oltre a condividere il titolo, hanno in comune solo la trama generale ma in questo caso la pellicola cinematografica non svilisce il suo originale.      

Forrest seduto su una panchina racconta la propria vita ma anche l’evoluzione dell’America nel corso dei trenta anni più rappresentativi della storia. Ogni personaggio che Forrest ha incontrato e ogni episodio da lui vissuto portano in scena qualcosa di profondo: coraggio, pregiudizi, fallimenti, amicizia, amore. 

Il regista Robert Zemeckis costruisce un viaggio nel sogno americano con i suoi dolori e contraddizioni. Una narrazione che unisce il dramma alla giusta dose di commedia ottenendo una storia commovente ma anche divertente. 

Menzione di merito anche alla colonna sonora composta da Alan Silvestri e che ha reso Forrest Gump un vero simbolo che non sente il peso dei suoi 26 anni. 

Chi, come me, ha letto il libro solo dopo aver visto il film non deve fare lo sbaglio di ricercare le stesse emozioni. Il libro, che comunque è ottimo, è semplicemente qualcosa di diverso. 

Voi avete letto il libro o solo visto il film?

Stoner: quando esiste un “tempo” per il successo

La settimana scorsa è uscita l’edizione economica di Stoner, un romanzo su un uomo qualunque diventato un vero e proprio fenomeno editoriale. 

Uscito per la prima volta nel 1965 rimase pressoché ignorato dalla critica e dal pubblico americani con la vendita di sole 2000 copie e un’unica recensione sul New Yorker

Williams stesso in una lettera alla sua agente esprimeva la propria perplessità a che il romanzo potesse diventare  un bestseller “ma se l’editore saprà presentarlo nel modo giusto – cioè non come un altro “romanzo accademico” – potrà vendere decentemente”.

Evidentemente il suo primo editore non riuscì nell’intento.  

Cinquanta anni dopo, anche grazie all’interesse di Anna Gavalda, la ribalta. La scrittrice francese nel 2011 ne ha comprato i diritti per tradurlo, destando l’interesse di numerose case editrici. Consci che la firma della Gavalda fosse sinonimo di successo.  

Così nel 2012 il romanzo di Williams si trova in cima a tutte le classifiche europee. 

Qual è il motivo di questo “ritardo”? Noi non crediamo alla fortuna né alla casualità. Crediamo piuttosto che sia stata una questione di tempismo. I lettori degli anni Sessanta stavano vivendo un momento d’oro, tutto sembrava possibile. Impensabile sentirsi vicini a un personaggio come Stoner, ben lontano da essere il tipico eroe americano. Così diverso da Gatsby che imposta la sua intera esistenza sul successo, Stoner resiste. 

Negli anni Duemila il luccichio del sogno americano è ormai lontano. I lettori riconoscono la potenza della semplicità della prosa di Williams e del suo personaggio così umano nelle sue fragilità e fallimenti. Una vicinanza che funge da cassa di risonanza per chi legge, costretto a riconoscere un pezzo di sé in questo moderno “Everyman“.  

Il segreto di un successo: L’eleganza del riccio

Ogni editore quando esce con una novità spera che in essa si nasconda un best-seller. Nessuno però, per ora, ha scoperto la formula per confezionare a priori un caso editoriale. 

Sicuramente anche l’editore Gallimard quando ha pubblicato L’Élégance du hérisson sperava in un successo epocale. E così è stato, appena uscito il libro di Muriel Barbery si è posizionato al primo posto delle classifiche francesi e ci è rimasto per molti mesi con ben 50 ristampe!

Stessa sorte è toccata anche all’edizione italiana edita da E/o edizioni nel 2007. 

Ma quali sono stati gli elementi della sua formula vincente? Il nome dell’autrice, di cui era già stato pubblicato un primo romanzo, non era ancora così conosciuto. La copertina, niente di straordinario, non può aver giocato un ruolo chiave come per altri titoli (La solitudine dei numeri primi, ad esempio). Il titolo, non descrittivo, è intrigante ma non tale da convincere milioni di lettori.  

La chiave del successo è stato invece il passaparola. Anni prima del boom di instagram, degli influencer, dei bookstagrammer, dei trend topic e degli hashtag, questo libro ha circolato in modo capillare semplicemente sulla base di consigli!

Il merito è sicuramente della penna dell’autrice, un esempio di quanto, a volte, il COME conti più di QUELLO che viene raccontato. L’autrice riesce a catapultarci a Parigi. Il lettore può letteralmente vedere il condominio e i suoi abitanti che diventano familiari grazie a scene costruite come se si trattasse di un film. 

I numerosi riferimenti letterari e filosofici (Muriel Barbery è insegnante di filosofia) non vengono percepiti come arrogante sfoggio di sé ma dimostrano che la cultura non è appannaggio di pochi intellettuali e che, se sai farlo, ogni lettore può imparare divertendosi! 

Avete letto L’eleganza del riccio? Vi è piaciuto?

Piccole Donne: un libro femminista?

Il primo volume di Piccole Donne viene edito nel 1868 e, come testimoniano le copie vendute, la sua potenza viene immediatamente riconosciuta dal pubblico. Il mondo raccontato è quello familiare, realistico e non patetico. Per comprendere fino in fondo la portata di questo romanzo è necessario contestualizzarlo nella sua epoca. L’800 rappresenta un punto di svolta per le donne che in tutto il mondo iniziano a rivendicare un proprio posto in società e nella letteratura. Da semplici lettrici si affermano come autrici, sono gli stessi anni di Jane Austen, Mary Shelley, Emily Dickinson e delle sorelle Brontë. 

Proprio in virtù di queste considerazioni deve essere letta l’opera della Alcott. Ognuna delle sorelle March incarna un archetipo della nuova femminilità: Meg è la più accorta, saggia e materna, Beth la più sensibile e umile, Amy è briosa e arguta, Jo tenace e impulsiva è quella che si discosta maggiormente dalle convenzionali protagoniste del passato.  

Allora come si giustifica l’epilogo finale? Le sorelle March non vengono presentate come dame fragili che devono essere salvate da un uomo ma finiscono tutte per sposarsi. Allo stesso tempo la Alcott si rifiutò di accontentare le sue lettrici che speravano nel matrimonio tra Jo e Laurie:

“Le ragazze scrivono per chiedere con chi si sposano le “piccole donne”, come se fosse l’unico fine nella vita di una donna. Non farò sposare Jo con Laurie per far piacere a qualcuno.” 

Le sorelle March si sposano, è vero, ma non lo fanno come strumento della realizzazione di sé, dettaglio fondamentale in cui è racchiuso il messaggio della Alcott. Bisogna ricordare che Piccole Donne non nasce dal frutto della sua libera ispirazione ma dalle pressioni dell’editore che le chiede un romanzo “about girls, for girls”. Se pur lontano dal moralismo tipico del genere si tratta di un romanzo di formazione e per vendere deve necessariamente seguire determinati schemi. Non credo che la Alcott volesse farne un manifesto femminista, il finale probabilmente sarebbe stato diverso. Piccole Donne è piuttosto l’emblema della sorellanza nel senso più profondo del termine, un inno alla libertà di essere se stessi e a non tradire mai i propri valori. 

Ed è proprio questo che rende Meg, Beth, Amy e Jo eroine senza tempo che hanno ancora tanto da insegnare. Figlie di una donna tenace, indipendente e femminista.

Edi pills – pillole di editoria

Piccole lezioni di editoria utili per capire cosa si cela dietro l’affascinante settore librario

Giri di bozze: in cosa consistono?

Come inviare il tuo dattiloscritto a un editore

Il glossario dell’editoria: il pitch di un libro

Il glossario dell’editoria: le parti del libro

Il glossario dell’editoria: la sinossi

Il glossario dell’editoria: cartelle e battute

Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore

Come un testo si trasforma in libro

Piccole Donne: un libro femminista?

Il segreto di un successo: L’eleganza del riccio

Stoner: quando esiste un “tempo” per il successo

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Le professioni del libro: chi è e cosa fa un editor?

Le professioni del libro: il ruolo del grafico editoriale

Le professioni del libro: come comunica l’ufficio stampa

Come un testo si trasforma in libro

Il testo è pronto, lo hai revisionato centinaia di volte (magari ti sei affidato anche ai lettori professionisti per un parere esterno) e ormai ti sembra pronto per essere pubblicato. A questo punto non ti resta che decidere se fidarti totalmente di te stesso e optare per il self-publishing o affidarti a un editore. Scegliere la seconda soluzione comporta la selezione, tra le migliaia di possibilità, dell’editore che ritieni possa portare al successo il tuo libro (e anche te stesso). 

Probabilmente questo ti sembra un controsenso perché potresti inviare il tuo manoscritto a chiunque e aumentare le possibilità che questo venga notato. Per il calcolo delle probabilità potresti avere ragione ma l’editoria non deve basarsi su leggi matematiche. Scegliere il giusto editore assicura la qualità che la tua creazione merita!

Oggi capiremo i meccanismi che si innescano quando un manoscritto viene proposto per la pubblicazione. 

Cosa succede al testo quando arriva in una casa editrice?

1. Lettura: il primo passo quando un manoscritto approda sulla scrivania di un redattore è ovviamente la lettura, per scegliere se pubblicare o meno. Questo comporta un controllo del sistema culturale e narrativo su cui si regge il testo. 

2. Collocazione del testo: si tratta del tassello più importante del processo di mediazione. L’editore, dopo aver messo in luce l’identità del testo, deve trovargli la giusta collocazione sul mercato. L’aspetto principale è riuscire a individuare la comunità di lettori a cui rivolgersi. Ci sono testi “assoluti” che possono essere apprezzati indistintamente da tutti ma la maggior parte ha bisogno di un preciso lavoro di mediazione per trovare la chiave del proprio successo. 

3. Editing: riguarda il vero e proprio lavoro sul testo. L’editore interviene, in maniera più o meno radicale, sulla struttura del testo. 

4. Impostazione grafica: fondamento di questa fase è l’uniformazione del testo sulla base dei criteri grafici della casa editrice e della collana in cui si è deciso di collocare il libro. Con questo passaggio ogni libro diventa parte di una famiglia più grande, pur conservando la propria identità peculiare. 

A questo punto il testo è diventato un libro, pronto per essere venduto e arrivare dritto al cuore dei lettori.