In origine si trattava di
un semplice racconto inventato per distrarre le tre piccole Liddel
durante una gita estiva ma le 160.000 copie vendute della prima
edizione illustrata da John Tenniel fanno immediatamente capire il
futuro di quella fantasia estemporanea. Una storia iniziata più di
150 anni fa e che ancora non accenna ad avere una fine. L’opera di
Lewis Carroll è, infatti, una delle più riscritte per lo schermo,
spesso in una fusione dei personaggi e delle situazioni dei due
libri. Non solo Alice, infatti, viene resa protagonista di quasi 40
versioni tra film, musical, serie tv, manga (e addirittura un porno)
ma è anche substrato della più varia cultura letteraria e musicale
dell’ultimo secolo. Proposta come letteratura per bambini in realtà
si tratta di un’opera molto complessa e articolata basata sulla
mutevolezza del linguaggio.
L’opera di Carroll, in questo senso, spiega perfettamente la teoria sulla metasemantica di Fosco Maraini (autore de Il Lonfo, poesia che dovreste assolutamente leggere) secondo cui non sono le parole in se stesse a comunicare. Anche in presenza di parole del tutto inventate il significato, infatti, rimane completamente comprensibile se utilizzate secondo le regole semantiche della lingua in questione. In questo senso la poesia nonsense Jabberwocky di Alice attraverso le specchio e quel che Alice vi trovò, pur non avendo un vero e proprio senso linguistico e logico, non perde la propria sostanza comunicativa.
Era cerfuoso e i viviscidi tuoppi
ghiarivan foracchiando nel pedano:
stavan tutti mifri i vilosnuoppi
mentre squoltian i momi radi invano
La particolarità
dell’opera di Carroll risiede nell’utilizzo di modi di dire,
proverbi e giochi matematici nella costruzione dei dialoghi. Quelli
proposti non sono semplici costruzioni in stile nonsense ma
paradossi, cardini della cultura filosofica. Proprio questo rende
quasi impossibile una traduzione (e pensate che è stato tradotto in
oltre 50 lingue!) fedele al testo originale così profondamente
legato alla cultura della lingua di origine. Il famoso indovinello
del Cappellaio Matto, ad esempio, pensato originariamente per non
avere una soluzione viene spiegato solo successivamente dall’autore
stesso per appagare la curiosità dei suoi lettori.
Why
is a raven like a writing desk? –
Perchè un corvo è simile a una scrivania?
Carroll in una
nota spiega che:
“it
produce
a few notes, though they are very flat; and it is nevar put with the
wrong end in front!”
In
italiano potremmo dire che sia perché entrambi sono capaci di
riprodurre note – musicali quelle del corvo e scritte quelle della
scrivania. L’aggettivo “flat” (piatto) fa invece riferimento
alla nota bemolle (in inglese “flat note”, appunto) e alla carta
su cui si scrivono gli appunti. Infine nessuno metterebbe mai una
scrivania e un corvo al contrario!
La
disgrafia “never” scritta come “nevar” potrebbe far pensare a
un refuso determinato dal modo in cui si pronuncia la parola. In
inglese, infatti, questo tipo di errore è piuttosto comune (ecco il
perché delle gare di spelling in tutti i film e serie tv!). In
questo caso, però, in linea con il grado di educazione ricevuta
dall’autore e con la natura dell’opera carrolliana, è più
plausibile che si tratti dell’acronimo di “raven” (corvo).
Il Paese delle meraviglie è un mondo
in cui sembra che nessuna legge trovi applicazione. Nella sua
dimensione onirica, in cui tutto è possibile e ogni cosa viene
accolta per quello che è, non esistono la fisica, né tantomeno la
logica linguistica. Le parole, non più utilizzate per spiegare
concetti concreti, si plasmano fino a diventare meri elementi di
equazioni matematiche.
“Quando io uso una parola” disse Humpty Dumpty, in tono non privo di disprezzo, “la parola significa quello che io voglio farle significare, nè più nè meno.”
Attraversando lo
specchio, Alice si trova in un mondo del tutto al contrario ma anche
in questo la logica non viene stravolta. È noto a tutti che,
guardandosi allo specchio, tutto appare al rovescio. Quindi perché
dovremmo pensare che, potendo entrarvi, quel mondo non sia realmente
così?
Quello in cui finisce Alice è solo
apparentemente un mondo regolato dal caos. La logica e le altre leggi
naturali del Paese delle meraviglie sono incoerenti semplicemente
perché le valutiamo in base a quelle del mondo che noi conosciamo.
Alice, però, attraverso il suo viaggio ci insegna che:
Se viceversa così fosse, potrebbe essere; e se così non fosse, sarebbe; ma dato che non è, non si dà.